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giovedì 23 dicembre 2010

Vive di più chi mangia bene. Ci sono le prove.

Cibi "sani", pochi grassi, pochi carboidrati, meglio se poco raffinati, no cibo "spazzatura".

Le principali cause di morte una volta erano le malattie infettive, ora sono i disturbi cronici come le malattie cardiovascolari e il cancro. 
Problemi che possono essere fortemente influenzati dalla dieta. In uno studio pubblicato nel numero di gennaio 2011 del 'Journal of the American Dietetic Association', i ricercatori del Dipartimento di nutrizione e scienze degli alimenti dell'università del Maryland (Usa) forniscono prove concrete del fatto che mangiare bene fa vivere più a lungo: hanno analizzato i dati sulle abitudini a tavola e la mortalità relativi a un decennio in un gruppo di oltre 2.500 anziani tra i 70 e i 79 anni, scoprendo che le diete ricche di alcuni alimenti sono associate a una riduzione dei decessi. Entro il 2030, si stima che saranno 973 milioni gli adulti con più di 65 anni in tutto il mondo. L'obiettivo di questo studio era determinare quali siano le abitudini alimentari che facciano vivere più a lungo, e soprattutto meglio, le persone. Determinando la frequenza di consumo di 108 cibi diversi, i ricercatori hanno quindi diviso i partecipanti in sei gruppi, appunto in base alle scelte alimentari predominanti: alimenti sani (374 partecipanti); prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi (332); carne, cibi fritti, e alcol (693); cereali per la prima colazione (386); cereali raffinati (458); dolci (339). .... Dopo aver controllato i dati tenendo conto di sesso, età, razza, educazione, attività fisica, fumo e assunzione totale di calorie, è emerso che il gruppo che consuma molti prodotti lattiero-caseari ha un rischio di mortalità superiore del 40% rispetto al cluster alimenti sani. Il gruppo 'dolci', invece, corre un pericolo del 37% più alto. Nessuna differenza significativa nel rischio di mortalità è stata infine osservata tra i gruppi 'cibi sani' e 'cereali per la colazione' o 'cereali raffinati'. Secondo l'autore principale dell'indagine, Amy Anderson, "i risultati di questo studio suggeriscono che gli anziani che seguono un regime alimentare coerente con le attuali linee guida e consumano dunque quantità relativamente elevate di verdure, frutta, cereali integrali, latticini a basso contenuto di grassi, pollame e pesce, possono avere un minor rischio di mortalità. Poiché una notevole percentuale di anziani in questo studio ha seguito il modello alimentare 'cibi sani', l'adesione a questa dieta appare una raccomandazione fattibile e realistica per una maggiore sopravvivenza e una migliore qualità della vita, nella crescente popolazione anziana".

martedì 21 dicembre 2010

Cautela nell'uso di tisane al finocchio. Pericolo estragolo.

Studio sconsiglia tisane al finocchio per mamme e bambini.
Tisane al finocchio 'vietate' ai minori di 4 anni. Un 'no' che vale in particolare per le donne incinte o in allattamento, che tradizionalmente ne bevono per favorire la produzione di latte, e per i neonati, ai quali vengono comunemente somministrate per combattere le coliche. Il rischio è legato agli elevati livelli di estragolo, sostanza naturale presente nei semi di finocchio e già riconosciuta come cancerogena e genotossica. A sconsigliare questo antico rimedio è l'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran), ente pubblico vigilato dal Mipaaf (Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali), in uno studio pubblicato su 'Food and chemical toxicology'. La ricerca, condotta all'interno del progetto europeo 'Facet', finanziato nel VII Programma Quadro, in cui l'Inran coordina il sottoprogetto relativo sugli aromi alimentari, ha permesso per la prima volta di ottenere stime dell'esposizione all'estragolo legata al consumo di tisane al finocchio, basate su analisi di prodotti in commercio, invece di stimarne la concentrazione in modo indiretto a partire da una serie di assunzioni. Nella prima fase dello studio sono state individuate le tre tipologie di prodotti in commercio per la preparazione di tisane al finocchio: bustine da tè, tisane solubili istantanee e semi sfusi. Per le prime due sono stati raccolti i prodotti più diffusi sul mercato nazionale, 9 per le bustine da tè e 7 per le tisane istantanee, mentre il campione di semi sfusi, acquistati in 6 differenti erboristerie di Roma, considerata l'estrema variabilità del prodotto non è altrettanto rappresentativo. Ogni tisana è stata poi preparata con 100 ml di acqua bollente, con un tempo standard di infusione di 7 minuti sia per le bustine da tè che per i semi sfusi. Per i preparati solubili, invece, sono state seguite le istruzioni riportate in etichetta. I livelli di estragolo rilevati dalle analisi confermano che l'esposizione a questa sostanza è troppo elevata perché il consumo di tisane possa essere considerato sicuro, per lo meno nel caso dei neonati, come ha spiegato Antonio Raffo, ricercatore Inran e autore della ricerca. "Per avere un rischio basso l'esposizione dovrebbe essere 10.000 volte inferiore alla soglia di cancerogenicità misurata negli animali di laboratorio. Al contrario, nel caso di un neonato che consumi 100 ml (un piccolo biberon) di tisana di finocchio al giorno, abbiamo riscontrato un margine molto più basso, nell'ordine di alcune centinaia di volte".

Fonte: Il Farmacistaonline

lunedì 13 dicembre 2010

Cautela nell'uso dei mucolitici in età pediatrica. Mai al di sotto dei due anni.

"Un’analisi dei dati francesi di farmacovigilanza ha messo in evidenza un aumento dei casi di ostruzione respiratoria e di peggioramento di patologie respiratorie nei bambini di età inferiore a 2 anni trattati con i mucolitici. Infatti, la capacità di drenaggio del muco bronchiale è limitata in questa fascia d’età, a causa delle caratteristiche fisiologiche delle vie respiratorie. Le reazioni avverse segnalate si sono verificate principalmente a carico dell’apparato respiratorio (peggioramento di bronchiolite, aumento di tosse, aumento di secrezioni bronchiali, dispnea, difficoltà respiratoria, vomito viscoso), sono state per la maggior parte gravi e hanno richiesto l’ospedalizzazione. Il rischio di tali reazioni avverse e l’assenza di dati pediatrici di efficacia nelle patologie bronchiali acute, ha condotto la Francia a controindicare l’impiego dei mucolitici nei bambini al di sotto dei 2 anni di età."
Stiamo parlando dei principi attivi acetilcisteina, carbocisteina, ambroxolo, bromexina, sobrerolo, neltenexina, erdosteina e telmesteina, contenuti in numerosi medicinali con attività mucolitica e fluidificante e sono per lo più prescritti, o somministrati dal genitore, nel trattamento delle affezioni acute e croniche dell’apparato respiratorio.
A seguito della nota AIFA sopra riportata, si raccomanda di evitare l'uso di tali farmaci nei bambini al di sotto dei 2 anni di età per non incorrere nel rischio grave di ostruzione bronchiale.






 Fonte: Federfarma nazionale